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Le farfalle tra mare e Carso

Protagoniste le farfalle al Museo Civico di Storia Naturale di Trieste per il secondo appuntamento del ciclo di incontri ‘Dialoghi di Scienza’, svoltosi lo scorso mercoledì 10 gennaio. Grazie al relatore Eugenio Melotti, biologo, giornalista scientifico e appassionato di entomologia, il pubblico ha potuto apprezzare lo straordinario mondo dei lepidotteri che conosciamo più comunemente con i nomi di farfalle e falene. La proiezione delle immagini, arricchite dalle spiegazioni di Melotti, ha offerto una carrellata sulla vita e le varie tipologie di questi affascinanti insetti, in particolare di quelli presenti nella zona di Trieste e nelle altre aree del Friuli Venezia Giulia.

Dopo una breve introduzione sul termine Lepidotteri (dal greco lepis=’squama, scaglia’ e pteron=’ala’), sul fatto che sono definiti insetti olometaboli, ovvero a metamorfosi completa, che vanno distinti in Ropaloceri (farfalle) e Eteroceri (falene), si è passati a conoscere la Vanessa io o Occhio di Pavone (Aglais io) una farfalla diurna molto diffusa e riconoscibile, appartenente alla famiglia delle Nymphalidae.  Nota per le sue spettacolari ali, presenta una vivace colorazione di fondo arancione con bordi scuri e grandi macchie a forma di occhio su entrambe le ali. Questi occhi servono ad intimidire i predatori, simulando quelli di un animale più grande. Con un’apertura alare che varia tra i 50 e i 65 millimetri, è una delle farfalle più grandi e vistose presenti nel nostro continente, ma è comune anche in parti dell’Asia. Una delle caratteristiche più interessanti di questa specie è la sua capacità di sopravvivere all’inverno in stato di ibernazione, spesso nascosta in fessure o cavitá. A primavera, gli adulti escono dal letargo e riprendono a volare per nutrirsi e riprodursi.

Una farfalla notturna in passato rara nell’area di Trieste ma ora, a causa del clima più temperato, diventata comune, è la Sfinge dell’oleandro (Daphnis nerii) appartenente alla famiglia delle Sphingidae, conosciuta per le ali lunghe e sottili con un pattern che varia dal verde chiaro al grigio, spesso con sfumature rosa o viola. Le ali posteriori sono tipicamente color rosa brillante con un bordo nero e una banda bianca. Ha un corpo robusto, con linee nere e bianche alternate sull’addome. La troviamo sugli oleandri, in quanto le sue larve si nutrono prevalentemente delle foglie di queste piante, dove depongono le uova. I bruchi sono verdi o gialli con bande trasversali e una sorta di ‘corno’ caratteristico sulla parte posteriore. Dopo il periodo di crescita, i bruchi si trasformano in pupa, da cui emerge la farfalla adulta. La Sfinge dell’oleandro gioca un ruolo importante nell’impollinazione.

È impossibile descrivere qui i numerosissimi e coloratissimi lepidotteri di cui si è parlato durante l’evento ma sicuramente merita ricordare i tanti e meravigliosi esemplari osservati durante la visita al Gabinetto Scientifico e alla Wunderkammer del Museo, per la maggior parte provenienti dall’ Asia e dall’America Latina. Tra di loro attira subito l’attenzione la Caligo teucer, comunemente nota come farfalla civetta o farfalla gufo a causa dei disegni a forma di occhio sulle ali, che ricordano appunto gli occhi di un gufo o di una civetta. Le sue ali possono raggiungere anche i 15-20 centimetri, presentano il lato superiore di solito marrone scuro o bluastro scuro, mentre il lato inferiore ha gli ocelli caratteristici. Queste macchie oculari sono un meccanismo di difesa per scoraggiare eventuali attacchi.

Una delle curiosità che ha affascinato molto il pubblico, è stata la spiegazione della colorazione delle ali delle farfalle. Può essere influenzata sia da fattori genetici che ambientali e può derivare da due principali processi: la pigmentazione e la struttura delle ali. Nel primo caso, alcuni colori sono il risultato di pigmenti chimici che assorbono certe lunghezze d’onda della luce e ne riflettono altre. Ad esempio, la melanina produce colori scuri come marrone o nero, mentre altri pigmenti possono produrre colori come il giallo, l’arancione o il rosso. Questi colori assolvono a varie funzioni, come il mimetismo, l’attrazione di compagni, la segnalazione di velenosità o sgradevolezza per i predatori.
Riguardo alla struttura delle ali, Melotti ha spiegato che molti dei colori più vivaci e iridescenti sono il risultato di strutture microscopiche, presenti appunto sulle ali, che rifrangono e riflettono la luce in modi specifici. Questo fenomeno, noto come colorazione strutturale, può creare effetti spettacolari, come sfumature brillanti di blu, verde, o anche colori che cambiano a seconda dell’angolo di visione. I colori strutturali sono spesso utilizzati nei corteggiamenti o come segnali visivi in altre interazioni sociali. La variazione nei colori delle ali può essere significativa tra specie diverse, ma anche tra maschi e femmine della stessa specie. Spesso, i maschi hanno colori più vivaci o modelli più complessi sulle ali rispetto alle femmine, utilizzati per attrarre queste ultime o dissuadere i rivali. Inoltre, i colori e i modelli sulle ali delle farfalle possono anche essere legati all’ambiente  in cui vivono. Ad esempio, le farfalle che vivono in foreste ombrose possono avere colori più scuri o modelli che le aiutano a mimetizzarsi tra le foglie e i tronchi degli alberi.

Dopo questo interessante e coinvolgente evento, non ci resta che invitarvi al terzo appuntamento di ‘Dialoghi di Scienza’, che si terrà sempre al Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, in programma per il 7 febbraio 2024, dalle 17:30 alle 18:30, intitolato “Tra evoluzione e biodiversità: da Darwin a oggi’. A parlare sarà Marco Paparot, biologo e presidente di Ecothema, che, trattando gli aspetti cruciali del pensiero evolutivo, da Darwin e Wallace a Stephen Jay Gould, ci guiderà in un viaggio attraverso le complessità e le bellezze dell’evoluzione biologica. Paparot si propone anche di sfatare alcuni miti e inesattezze comuni sull’evoluzione, come la percezione errata che essa sia una “legge del più forte” o che dipinga un’immagine crudele della natura.
Come anticipazione al Darwin Day, che ricorre il 12 febbraio, questo evento rappresenta un’opportunità per immergersi nelle meraviglie e nelle comprensioni scientifiche dell’evoluzione, un tema che continua a ispirare e illuminare il nostro posto nel mondo naturale.

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Escursione nella foresta di Tarnova

Per sabato 8 agosto stiamo organizzando un’escursione nella foresta di Tarnova, assieme alle bravissime guide di Esplora Carso.
E’ una foresta in Slovenia, a pochi chilometri da Gorizia, subito oltre il confine. Un luogo incontaminato, in cui la natura mostra tutta la sua bellezza a selvaggia. Ci vivono uccelli e insetti rari, anfibi e rettili, l’orso e la lince, persino il lupo…

L'immagine può contenere: pianta, albero, spazio all'aperto e natura

Per studiare il percorso, siamo andati a fare un sopralluogo insieme a Marta e Yannick, le guide di Esplora Carso. E’ stata una bellissima passeggiata all’ombra del bosco, in un’atmosfera da sogno.

Nel sottobosco c’erano molti fiori stupendi, come l’Astranta major (una specie protetta della famiglia delle Apiacee) e la la Dactylorhiza maculata (un’orchidea, anch’essa protetta). Non mancavano le farfalle, fra qui questa del genere Erebia.

Abbiamo poi avuto la fortuna di incontrare l’ululone dal ventre giallo, un piccolo anfibio al tempo stesso timido e vistoso. Quando rimane fermo in acqua, è molto difficile vederlo, perchè il dorso ha un colore scuro e molto mimetico. Quando però viene disturbato da un predatore, l’ulone si capovolge, e mostra la pancia, che è di uno splendido colore giallo brillante. Il predatore sa che questa tinta vivace è un segnale ben preciso: meglio non mangiare quell’animale, perchè è velenoso.
Con questa doppia strategia, l’uluone sfrutta i benefici di due mimetismi diversi: quello criptico e quello aposematico. L’aposematismo, o colorazione vessillare, consiste infatti nel “dichiarare” apertamente la propria pericolosità attraverso colori vivaci, per scoraggiare in partenza eventuali predatori.

Se volete scoprire questa foresta meravigliosa, venite assieme a noi il prossimo sabato, 8 agosto 2020. Cammineremo fra alberi maestosi, sulle tracce di lupi e orsi. Vi racconteremo tutti i segreti dei selvaggi abitanti di questo bosco.

Il ritrovo è alle ore 9.15 a Gorizia; l’escursione dura 5 ore e mezza.
Il percorso è facile e adatto a tutti, con dislivelli minimi. Si raccomanda comunque l’utilizzo di calzature tecniche (scarpe da ginnastica o scarponcini) ed abbigliamento adeguato (a strati, pantaloni lunghi per la presenza di zecche). Portare con sé acqua e pranzo al sacco; consigliato un binocolo per vedere uccelli e altri animali.
L’escursione verrà svolta in caso di bel tempo, si fa riferimento alle previsioni di http://www.meteo.arso.gov.si entro il giorno precedente all’escursione.

Il costo è di 12 € per adulti, 8 € per bambini fino ai 6 anni. La prenotazione è obbligatoria, scrivendo una mail a pieri.marta.guidanat@gmail.com o telefonando al +393279570474 (anche Whatsapp) Marta.