Al Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, il quarto appuntamento di Dialoghi di Scienza, svoltosi il 6 marzo 2024, ha illuminato un capitolo affascinante della nostra evoluzione. “Neanderthal: un altro aspetto della nostra umanità”, presentato dall’antropologa Alice Testa, ha permesso ai partecipanti di immergersi nelle storie degli antichi Neanderthal, sfatando miti e aprendo una finestra su un’epoca remota e sulla nostra comune eredità umana.
La scoperta e l’identificazione dei Neanderthal
Come ci ha raccontato la relatrice Testa, l’avventura della nostra comprensione dei Neanderthal inizia nel lontano 1856, nella valle di Neander, in Germania, dove i resti di una calotta cranica, rinvenuti da alcuni operai durante l’estrazione di calcare, hanno provocato stupore e confusione, dato l’aspetto insolito e le caratteristiche distintive, come l’arco sopraccigliare pronunciato. Il cammino verso la corretta identificazione dell’Homo neanderthalensis (Neander dal luogo del ritrovamento e tal dalla parola tedesca che vuol dire valle) è stato influenzato dal contesto scientifico e culturale dell’epoca, segnato dalla pubblicazione dell'”Origine delle specie” di Darwin. La determinazione dello studioso irlandese William King di classificare questi resti come una specie distinta, Homo neanderthalensis appunto, evidenzia un passaggio critico nel nostro modo di interpretare la diversità umana preistorica.
La cultura e lo stile di vita dei Neanderthal
Gli studi sulla cultura musteriana(*), caratterizzata dall’uso di strumenti in pietra finemente lavorati, rivelano un livello di sofisticazione tecnica e sociale dei Neanderthal. L’analisi degli strumenti litici, in particolare, ci offre uno sguardo sulla quotidianità di queste popolazioni, dimostrando capacità di adattamento, apprendimento e trasmissione di conoscenze all’interno dei gruppi. Scoperte come l’utilizzo di colla da bitume per realizzare strumenti compositi o l’ipotetica decorazione del corpo con penne di uccelli e conchiglie rafforzano l’idea di una società neanderthaliana complessa, capace di espressioni culturali e simboliche.
Le scoperte più recenti: una nuova immagine emerge
Le ricerche più recenti hanno trasformato radicalmente la nostra visione dei Neanderthal. Ad esempio, alcuni ritrovamenti hanno rilevato pratiche di sepoltura complesse e alcuni individui sepolti presentavano disabilità o malattie, suggerendo che all’interno dei gruppi Neanderthal vi fosse un sostegno sociale per i soggetti più vulnerabili. Questo comportamento riflette un senso di comunità e una capacità empatica, smentendo la visione dei Neanderthal come esseri primitivi e isolati.
Attraverso l’analisi genetica, è stato scoperto che i Neanderthal avevano prevalentemente la pelle chiara e i capelli rossi, e che esiste un’ibridazione tra Neanderthal e Homo sapiens: una parte di DNA Neanderthal è presente nelle popolazioni umane moderne, si stima fino al 4% del genoma nelle persone fuori dall’Africa.
Il rapporto con Homo sapiens e l’estinzione dei Neanderthal
L’interazione tra Neanderthal e Homo sapiens, come abbiamo visto sostenuta dalla genetica, illustra un panorama evolutivo intricato. Il processo di ibridazione suggerisce un contatto significativo, contraddicendo la visione di una competizione diretta e continua tra le specie.
L’estinzione dei Neanderthal rimane quindi un argomento di intensa speculazione e studio. L’integrazione, piuttosto che la semplice sostituzione da parte degli Homo sapiens, getta luce su un processo evolutivo che è stato tutto fuorché lineare. La dinamica tra competizione, coesistenza e ibridazione ha modellato il corso dell’evoluzione umana in modi che stiamo ancora cercando di comprendere pienamente. I Neanderthal rappresentano quindi una parte cruciale della nostra storia collettiva. Il loro studio ci permette di esplorare le radici della nostra esistenza e di riflettere sulla nostra identità come specie. Con ogni nuovo ritrovamento e ricerca, la narrazione dei Neanderthal si arricchisce, invitandoci a rivalutare la nostra comprensione del passato umano.
Prossimo appuntamento
Il quinto e ultimo appuntamento con Dialoghi di Scienza, previsto per il 27 marzo 2024, ci porterà a scoprire “Lo strano coccodrillo preistorico del Villaggio del Pescatore”. Guidati dal geologo Kevin Milocco, ci immergeremo nel misterioso mondo del Villaggio del Pescatore, dove, oltre ai celebri dinosauri Antonio e Bruno, viveva l’Acinodonte, un insolito coccodrillo preistorico. Attraverso i fossili rinvenuti, esploreremo la sua vita, la sua alimentazione e il suo ruolo nell’ecosistema del Cretaceo, svelando le tecniche paleontologiche che permettono di ricostruire le storie delle specie estinte.
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(*) Denominazione (derivata da un sito francese ➔ Le Moustier) con la quale si intendono gli aspetti preistorici del Paleolitico medio, di età riss-würmiana (80.000 anni fa) e würmiana (37-35.000 anni fa), diffusi in Europa e, in parte, in Africa e in Asia. In Europa e nel Vicino Oriente il termine è utilizzato per designare le industrie litiche prodotte dai Neandertaliani e dai Protocromagnonoidi, caratterizzate essenzialmente da tecnica di scheggiatura (levalloisiana e non-levalloisiana), da oggetti in osso e corno e da raschiatoi ricavati dai gusci di conchiglia (nei giacimenti costieri della penisola italiana).
Fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/musteriano/