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Ce la filiamo: un filo che unisce

Una giornata tra lana, gesti antichi e nuove connessioni

C’è qualcosa di profondamente rassicurante e potente nei gesti lenti e precisi dell’artigianato. Qualcosa che ci riporta a un tempo più semplice, dove le mani erano lo strumento principale per creare, trasformare, dare forma. È quello che abbiamo vissuto domenica 6 aprile al Piccolo Rifugio Domus Lucis di Trieste, durante il laboratorio “Ce la filiamo”, guidato dalla sapienza generosa di Ennia Visentin.
Un’intera giornata dedicata alla cardatura e filatura della lana, un sapere antico che affascina per la sua semplicità apparente e la complessità che si cela dietro ogni filo prodotto. Le partecipanti hanno avuto l’occasione di conoscere da vicino le fibre naturali, imparare a distinguere i diversi tipi di lana, capire le tecniche di lavorazione, e mettersi alla prova con cardatori e fusi.

Non è stato “solo” un laboratorio: è stato un tempo sospeso, dove ognuno ha potuto rallentare, ascoltare, concentrarsi, ma anche condividere. Le mani in movimento, gli occhi attenti, le chiacchiere tra una prova e l’altra: è così che, piano piano, si crea un tessuto umano, fatto di relazioni e di apprendimento reciproco. Un grazie speciale va al Piccolo Rifugio Domus Lucis e a Giovanni Zamolo, per aver accolto con calore questo appuntamento e con cui siamo felici di aver collaborato e parlato di progetti futuri. Il loro spazio – accogliente e intimo – si è rivelato il luogo ideale per un’attività, come quella di “Ce la filiamo”, che parla di cura, pazienza e condivisione. Grazie a Ennia Visentin, per la sua professionalità e la capacità di trasferire i suoi preziosi saperi, e a coloro che hanno partecipato con entusiasmo e voglia di mettersi in gioco, riportando alla luce un’arte che rischia di perdersi, ma che può ancora parlare con forza al nostro presente.

Il laboratorio “Ce la filiamo” fa parte del progetto F.L.O.R.A. – Fantasia nei Laboratori e negli Orti per il Rispetto dell’Ambiente, sostenuto dalla Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia. Un progetto che crede nella forza dell’educazione ambientale creativa, sostenibile e solidale, e che coinvolge non solo giovani studenti ma anche tutta la comunità.
#IOSONOFRIULIVENEZIAGIULIA

📌 Seguiteci per scoprire i prossimi appuntamenti in collaborazione con Domus Lucis!
📷 Sotto, alcuni momenti del laboratorio


Allieve alle prese con gli strumenti per la cardatura | Ph. Credits Staff Ecothema
Imparando tipologie e provenienze delle lane | Ph. Credits Staff Ecothema
Alcuni fusi pronti per essere utilizzati | Ph. Credits Staff Ecothema
Un cardatore | Ph. Credits Staff Ecothema
L’artista Ennia Visentin alle prese con un fuso | Ph. Credits Staff Ecothema
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La scuola tra natura e digitale: insieme per far fiorire nuove competenze e sensibilità ambientale

A noi di Ecothema piace profondamente la sfida di stimolare e coltivare la passione per la natura e le discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) nelle giovani generazioni. Crediamo che educazione ambientale e scientifica non siano solo materie scolastiche, ma strumenti essenziali per formare cittadini consapevoli e preparati per costruire un futuro migliore per tutti.

Proprio per questo abbiamo deciso di coinvolgere l’Istituto Comprensivo della Torre di Gradisca d’Isonzo, in Friuli-Venezia Giulia, con il quale abbiamo realizzato già esperienze educative naturalistiche, per dare vita a La scuola tra natura e digitale. Questo progetto rappresenta una straordinaria opportunità per gli studenti delle scuole primarie e secondarie di avvicinarsi alla natura attraverso strumenti digitali avanzati e attività concrete sul campo.
L’obiettivo è quello di permettere ai giovani di scoprire la biodiversità e imparare come proteggerla, sviluppando al contempo importanti competenze scientifiche e tecnologiche.

Abbiamo un sogno: desideriamo fare di questa esperienza un modello esportabile in altre scuole. Però, per realizzare questo sogno, abbiamo bisogno del prezioso aiuto di più persone possibili e perciò vi chiediamo di supportarci.
A link qui sotto, trovate tutte le informazioni sul progetto, su come verranno investiti i fondi raccolti, sulle ricompense a fronte delle donazioni ricevute, sull’andamento della campagna e tanto altro ancora.
👉 https://www.ideaginger.it/progetti/la-scuola-tra-natura-e-digitale.html

A credere in questo progetto, attraverso l’iniziativa API, c’è anche la BCC Venezia Giulia che da sempre ha a cuore il territorio, ma tutti insieme possiamo aiutare ad accrescere le opportunità delle giovani generazioni! Il tuo sostegno, grande o piccolo che sia, è fondamentale per realizzare ‘La scuola tra natura e digitale’.

Sosteneteci ora e aiutateci a far fiorire nuove competenze grazie a questa meravigliosa avventura educativa!

Se avete domande o desiderate maggiori informazioni, contattateci via email: ecothema@gmail.com oppure via telefono al numero: +39 320 275 3277

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Ce la filiamo. Un laboratorio per riscoprire l’arte della lana

Ti affascina la morbidezza della lana e ti incuriosisce come si trasformi da vello a filato pronto per essere lavorato? Il 6 aprile 2025 a Trieste – presso il Piccolo Rifugio Domus Lucis in Scala dei Lauri, 2 – avrai l’opportunità di scoprirlo con Ce la Filiamo, un laboratorio immersivo dedicato alla cardatura e filatura della lana.

Un viaggio nella tradizione della lana

Per un’intera giornata, dalle 9:00 alle 18:30, con una breve pausa pranzo, sarà possibile immergersi nel mondo delle fibre naturali, imparando le tecniche tradizionali che per secoli hanno permesso di trasformare il vello degli animali in capi d’abbigliamento e tessuti pregiati.
L’incontro sarà guidato da Ennia Visentin, esperta di tecniche antiche di decorazione e lavorazione dei materiali naturali, che collabora da tempo con noi e che vi accompagnerà attraverso un percorso teorico e pratico alla scoperta della lana e delle sue innumerevoli potenzialità.

Cosa si imparerà?

Il laboratorio affronterà diversi aspetti legati alla lavorazione della lana:

  • le fibre tessili naturali con particolare attenzione alla lana e alle sue caratteristiche
  • le buone pratiche dal vello appena tosato ai sistemi di selezione e lavaggio
  • riconoscere i vari tipi di lana in fiocco sulla base dei diversi sistemi di lavaggio industriale o artigianale
  • la cardatura e la filatura della lana
  • i diversi sistemi di cardatura
  • la filatura manuale
  • le attrezzature: fusi, filatoi, aspi e arcolai.

Grazie alle dimostrazioni pratiche e alle esercitazioni guidate, sarà possibile mettere subito in pratica le conoscenze acquisite e portare a casa i primi campioni di filato!

Chi è Ennia Visentin

Ennia Visentin durante un momento di docenza all’Orto Botanico di Trieste | Ph. Staff Ecothema

La docente del laboratorio, Ennia Visentin, si occupa dal 1991 di tecniche antiche di decorazione e lavorazione dei materiali naturali. La sua esperienza spazia dalla pittura decorativa, con specializzazione nel Trompe l’oeil e negli affreschi su marmorino, fino alla ricerca sulle piante tintorie e sulla filiera della lana. Ha partecipato a numerosi progetti nazionali ed europei per la valorizzazione dei colori naturali e delle tecniche di tintura tradizionali.
Oltre alla docenza in centri di formazione e istituti internazionali, ha collaborato con trasmissioni radiofoniche e televisive, nonché con riviste specializzate. Il suo impegno è rivolto alla riscoperta e alla diffusione di antichi saperi, rendendoli accessibili a chiunque attraverso corsi e laboratori pratici.

Un momento di confronto e condivisione

Per rendere l’esperienza ancora più piacevole e arricchente, durante la pausa pranzo offriremo un rinfresco. Sarà un’opportunità per rilassarsi, condividere impressioni, scambiare idee e creare nuove connessioni con il gruppo partecipante. Tra un assaggio e l’altro, potrai approfondire le tematiche affrontate nel laboratorio, conoscere meglio il percorso di Ennia Visentin e lasciarti ispirare dalle esperienze di chi, come te, ha scelto di riscoprire l’arte della filatura.

Un’occasione speciale

Il laboratorio è aperto a un massimo di 15 partecipanti per garantire un’esperienza approfondita e personalizzata. Tutti i materiali e le attrezzature necessarie saranno messi a disposizione dalla docente; quindi, basterà portare con sé curiosità, voglia di sperimentare e un quaderno con penna o matita per prendere appunti.
Inoltre, si consiglia di indossare abiti comodi, preferibilmente pantaloni o gonne in tessuto non troppo leggero. Durante l’attività, il fuso deve poter rullare sulla gamba senza che il tessuto si impigli. In alternativa, è possibile indossare un grembiule.
Quindi, se hai sempre desiderato di avvicinarti al mondo della filatura o semplicemente vuoi riscoprire un sapere antico e affascinante, questa è l’occasione perfetta!
📅 Segna sul calendario:

🐑 Ce la filiamo. Laboratorio per imparare a cardare e filare la lana🧶

  • Domenica 6 aprile 2025 | dalle 9.00 alle 18.30 (pausa pranzo 12.00 – 13.00)
  • Piccolo Rifugio Domus Lucis | Scala dei Lauri, 2 – Trieste
  • Docente: Ennia Visentin
  • Costo attività: € 50,00
  • Numero massimo partecipanti: 15
  • Info e prenotazioni: Ecothema Soc. Coop. Soc. – ecothema@gmail.com | (+39) 320 2753277 oppure (+39) 339 4580197

Non perdere questa esperienza speciale: prenota il tuo posto e “Ce la filiamo” insieme 😉

Nota: Ce la filiamo – Laboratorio per imparare a cardare e filare la lana, si inserisce all’interno del progetto F.L.O.R.A. – Fantasia nei Laboratori e negli Orti per il Rispetto dell’Ambiente, avviato a ottobre 2024 con il contributo della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia. Questo progetto, oltre a promuovere un’educazione ambientale integrata per i giovani, prevede anche attività che coinvolgono l’intera comunità e che trattano temi legati ad un approccio all’ambiente che sia creativo, sostenibile e solidale.
#IOSONOFRIULIVENEZIAGIULIA

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Esplorazioni e scienza al Civico Museo del Mare di Trieste

Domenica 8 dicembre, presso il Civico Museo del Mare di Trieste, si è tenuto l’evento Viaggio dei naturalisti intorno al mondo, un’occasione per esplorare le straordinarie scoperte delle grandi spedizioni marittime che hanno segnato la storia della scienza e dell’umanità.
Marco Paparot, biologo e naturalista, ha accompagnato il pubblico in un viaggio attraverso i secoli, con l’intento di evidenziare i legami tra navigazione, scoperte scientifiche e impatti culturali.

I Fenici e il cedro del Libano
L’evento si è aperto con un tributo ai Fenici, celebri navigatori del Mediterraneo, e al loro utilizzo del cedro del Libano, il cui legno, resistente e profumato, veniva impiegato nella costruzione delle imbarcazioni cruciali per le esplorazioni marittime e i commerci di quel tempo. Paparot ha chiarito la differenza botanica tra il cedro del Libano (Cedrus libani) e il cedro da frutto (Citrus medica). Infatti, il primo, originario del Medio Oriente, appartiene alla famiglia delle Conifere, è maestoso, sempreverde, ha foglie aghiformi, non è edibile perché produce pigne; il secondo, invece, originario dell’Asia meridionale, è un piccolo albero che fa parte degli agrumi, con frutti edibili e foglie ovali.

La navigazione degli Egizi
Successivamente, il focus si è spostato sull’antico Egitto, dove le imbarcazioni fluviali in papiro rappresentavano un mezzo essenziale per il commercio e il trasporto lungo il Nilo. Questi natanti leggeri, costruiti con materiali locali, hanno permesso agli Egizi di sviluppare una civiltà fiorente e una tradizione navale. Esistono ritrovamenti, come la Barca Solare di Cheope, risalente al 2500 a.C., lunga più di 40 metri e rinvenuta accanto alla Grande Piramide di Giza, che dimostrano anche l’utilizzo del legno di cedro per la costruzione delle imbarcazioni da parte di questa importante Civiltà.

Riproduzione nave fenicia esposta al Civico Museo del Mare di Trieste

Le esplorazioni delle Americhe
Un capitolo fondamentale della visita guidata ha riguardato le esplorazioni verso le Americhe, che hanno introdotto in Europa alimenti rivoluzionari come il pomodoro, la patata e il mais. Durante l’evento, si è discusso di come queste piante apparissero nelle loro varietà originali: il pomodoro era giallo, piccolo e acido, la patata irregolare e spesso tossica, mentre il mais aveva spighe molto più ridotte rispetto a quelle odierne. La loro trasformazione nel tempo ha rappresentato un cambiamento epocale per la dieta e l’economia europea.

Lo scorbuto e James Lind
Durante i lunghissimi periodi di viaggio che i navigatori dovevano affrontare, accadeva che molti di loro si indebolissero progressivamente, accusando sintomi come emorragie, irritabilità, perdita di peso, fino, in molti casi, a morire. Questa malattia, chiamata successivamente scorbuto – come ha spiegato Paparot – era causata da una forte carenza di vitamina C poiché, sulle navi, non c’erano a disposizione verdure e frutta fresche. Lo scorbuto venne studiato e combattuto grazie all’opera pionieristica di James Lind, medico scozzese della marina da guerra inglese vissuto nel ‘700, il quale dimostrò l’efficacia degli agrumi nella sua prevenzione. Tale scoperta ha rappresentato una svolta per la medicina e per la sicurezza dei viaggi marittimi.

James Cook e la mappatura del Pacifico
Durante la visita guidata, non poteva mancare un tributo a James Cook, le cui tre spedizioni nell’Oceano Pacifico hanno ampliato enormemente le conoscenze geografiche e scientifiche dell’epoca. Tra i suoi contributi principali, si ricordano la mappatura della Nuova Zelanda e dell’Australia e la scoperta delle Hawaii. Riguardo al contributo dal lato scientifico-naturalistico, si deve ai viaggi di Cook, l’introduzione in Occidente di numerose piante, tra cui l’eucalipto, le cui proprietà antisettiche, balsamiche e anticatarrali hanno visto e vedono tuttora il suo impiego in medicina.

Charles Darwin e la HMS Beagle
Un momento clou è stato dedicato al viaggio dell’HMS Beagle, durante il quale Charles Darwin, allora giovane naturalista presente sul brigantino, per una serie di circostanze, non come naturalista di bordo bensì come accompagnatore del comandante Fitzroy, raccolse le osservazioni che avrebbero portato alla formulazione della teoria dell’evoluzione per selezione naturale. I campioni e i dati raccolti durante questa spedizione hanno segnato, come tutti sappiamo, una pietra miliare nella storia della biologia.

Riproduzione del brigantino HMS Beagle esposta al Civico Museo del Mare di Trieste

John Kirk e le scoperte botaniche
Marco Paparot ha parlato ha dedicato anche un approfondimento al contributo di John Kirk, medico ed esploratore britannico, noto per le sue ricerche in Africa. Tra le sue scoperte più significative, spicca lo studio della pianta Strophanthus hispidus, il cui estratto, utilizzato per veleni da freccia, ha aperto la strada a successivi sviluppi in ambito cardiovascolare.

La Fregata Novara
L’evento si è concluso con il racconto dell’impresa della fregata Novara, la prima nave austriaca a compiere il giro del mondo (1857-1859). Questa spedizione, voluta dall’arciduca Ferdinando Massimiliano, ha contribuito a costruire le collezioni scientifiche della città di Trieste, arricchendo il patrimonio culturale e naturalistico dell’Impero Austro-Ungarico.

La bussola
Rispondendo alle domande e curiosità dei partecipanti, Paparot ha anche parlato di alcuni degli strumenti che nel corso del tempo hanno rivestito un ruolo cardine per il progresso nei viaggi e che sono legati alla botanica. Uno di questi è la bussola il cui termine italiano ‘bussola’ indicava una piccola scatola o contenitore. In origine, la bussola era costituita da un ago magnetico sospeso su un cardine, conservato all’interno di una scatola di legno di bosso, da cui probabilmente prende il nome, per proteggerlo dalle intemperie e dalle vibrazioni. La sua invenzione, attribuita alla Cina, ha trasformato le esplorazioni, rendendo possibili rotte più sicure e precise anche lontano dai riferimenti terrestri.

Per chi non ha potuto partecipare, ci auguriamo che questo articolo, non esaustivo, sia comunque riuscito a trasmettere almeno una parte del fascino e del valore di queste straordinarie esplorazioni, offrendo uno spunto per scoprire e riflettere sulle meraviglie del nostro passato scientifico che grazie al coraggio e all’impegno di chi ci ha preceduto, ha permesso di progredire in tutti i campi.

Nota: L’evento VIAGGIO DEI NATURALISTI INTORNO AL MONDO si inserisce all’interno del progetto F.L.O.R.A. – Fantasia nei Laboratori e negli Orti per il Rispetto dell’Ambiente – curato da Ecothema soc. coop. soc. – che, avviato a ottobre 2024 e finanziato dalla Regione Friuli-Venezia Giulia (Avviso Divulgazione Scientifica approvato con DGR 1673/2023, per l’annualità 2024), prevede anche attività che promuovano la conoscenza e la consapevolezza ambientale nell’educazione dei giovani e nella comunità in generale.

Nella galleria alcuni momenti dell’evento. Tutte le immagini presenti in questo articolo sono a cura dello staff di Ecothema.

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Esplorando il verde urbano

Per domenica 6 ottobre 2024, in collaborazione con la IV Circoscrizione (Città Nuova – Barriera Nuova e San Vito – Città Vecchia) del Comune di Trieste, abbiamo organizzato una passeggiata naturalistica dedicata alla scoperta del verde urbano di Trieste.

👣 Partendo dal Giardino di via San Michele, le nostre guide, Marco Paparot e Francesca Soglian, vi accompagneranno fino a Piazza Hortis parlando della vegetazione che caratterizza e arricchisce questi luoghi, raccontando anche qualche curiosità.

🌱 Vi invitiamo quindi a partecipare a questa iniziativa che mira a valorizzare l’ambiente cittadino e sensibilizzare la comunità verso la conservazione del nostro patrimonio naturale e l’importanza della sostenibilità urbana:
📅 domenica 6 ottobre 2024
🕙 10:00 – 12:00
📍 Ritrovo: Via della Cattedrale, ore 9:45 (vedi mappa cliccando qui)
La partecipazione è gratuita!

Il verde urbano non è solo decorativo, ma una risorsa fondamentale per il benessere delle città e dei suoi abitanti.

ℹ️ Per info o domande, lascia un commento o contattaci:
📧 ecothema@gmail.com
☎️ 320 275 3277

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Workshop “Tecniche tintorie naturali e sicure” al Civico Orto Botanico di Trieste

Siamo felici di annunciare la ripresa delle attività con il workshop Tecniche tintorie naturali e sicure, un evento per tutti gli appassionati di sostenibilità e artigianato che si svolgerà nelle mattinate di sabato 31 agosto e di domenica 1° settembre presso il Civico Orto Botanico di Trieste.
Questo workshop offre un’opportunità unica di esplorare l’antica arte della tintura naturale, una pratica che affonda le sue radici nei tempi antichi e che è stata tramandata di generazione in generazione.

Un viaggio nei colori naturali con Ennia Visentin

Partecipando, avrete la possibilità di immergervi nel vasto mondo dei colori organici che per secoli hanno fornito sostanze coloranti per tingere tessuti. Il workshop vi guiderà attraverso i metodi di estrazione e utilizzo dei principi coloranti, con un focus particolare sulla tintura della lana e di altre fibre tessili animali e vegetali.
A condurre le due giornate, sarà Ennia Visentin, nota pittrice e decoratrice pordenonese, nonché docente di decorazione e Trompe l’oeil, e autrice del libro “Natura & Colore. Nuove Prospettive dell’Arte Tintoria”.

Un approccio sicuro e sostenibile

Una delle peculiarità del workshop è l’attenzione alla sicurezza e alla sostenibilità. Verranno esaminate sostanze e ricette completamente naturali e atossiche, garantendo una tintura non solo perfetta e solida, ma anche autenticamente green. Questo approccio rispecchia il nostro impegno nel promuovere pratiche rispettose dell’ambiente e della salute umana.
Il workshop sarà diviso in due giornate ricche di studio ed esercitazioni pratiche, permettendo ai partecipanti di mettere immediatamente in pratica le tecniche apprese.

Parte del progetto “Il Verde e la Scienza”

Logo del progetto Il Verde e la Scienza

Tecniche tintorie naturali e sicure si inserisce all’interno del progetto Il Verde e la Scienza, avviato a marzo 2024 e finanziato dalla Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia. Questo progetto mira a integrare la consapevolezza ambientale nell’educazione dei giovani, promuovendo concetti di crescita intelligente, sostenibile e solidale. Sebbene rivolto principalmente agli studenti, il progetto coinvolge l’intera comunità attraverso eventi che legano la cultura scientifica a quella umanistica.

Questo workshop non è solo un’opportunità per apprendere una nuova abilità, ma anche per diventare più consapevoli e responsabili verso l’ambiente. Partecipando, contribuirete alla diffusione di pratiche sostenibili e all’arricchimento culturale della nostra comunità.
Vi aspettiamo!





ISCRIZIONI E INFORMAZIONI
I posti sono limitati a 15 persone, quindi è consigliabile prenotare al più presto.
Per iscriversi al workshop e ottenere ulteriori informazioni, siete invitati a contattarci direttamente all’indirizzo e-mail: ecothema@gmail.com o al numero telefonico: +39 320 2753277

I DETTAGLI DEL WORKSHOP:
Date: sabato 31 agosto e domenica 1° settembre 2024
Orario: 9:00 – 13:00
Luogo: Civico Orto Botanico – via De Marchesetti, 2 Trieste
Per raggiungerci con l’autobus urbano: linee n. 25, 26, 26/ (festivo)
Numero massimo partecipanti: 15 | Costo: 40,00€ a persona
L’ingresso al Civico Orto Botanico è gratuito
Materiali e attrezzature (a uso personale a carico di ogni corsista):
• Quaderno per appunti, guanti protettivi, vestiti da lavoro.
• Forbici da giardinaggio (facoltativo). Vasetto di vetro con coperchio da circa mezzo litro.
• I campioni di lane tinte resteranno ai corsisti.

PROGRAMMA
Primo giorno:
• Preparazione della fibra tessile al processo tintorio
• Spiegazione sulle caratteristiche delle differenti fibre tessili
• I diversi tipi di lavaggio
• I diversi tipi di mordenzatura tossici ed atossici
• Esercitazione pratica di mordenzatura sicura ed atossica sulla lana in fiocco
Secondo giorno:
• Le piante coloranti e il processo tintorio
• Spiegazione sui principi coloranti presenti nei vegetali
• Dimostrazione di estrazione del colore
• Preparazione del bagno di colore e procedimento di tintura
• Esercitazione pratica sulla lana
Docente: Ennia Visentin

Ennia Visentin


Ennia Visentin è un’esperta di decorazione murale e tecniche tintorie naturali. Dal 1991, si dedica allo studio e all’applicazione di tecniche antiche come Trompe l’oeil, affreschi su marmorino e imitazioni di legni e marmi policromi. Specializzata anche in gnomonica, ha realizzato numerosi orologi solari nel Triveneto e ha collaborato con varie pubblicazioni.
Ennia ha esposto le sue opere in mostre internazionali e ha insegnato tecniche di decorazione pittorica presso importanti istituti in Italia. Negli ultimi anni, si è focalizzata sulle piante tintorie, sperimentando l’estrazione di coloranti naturali da materiali di scarto. Ha partecipato a programmi radiofonici e televisivi e collabora con l’Ecomuseo Regionale delle Dolomiti Friulane su progetti di filiera corta per la produzione di coloranti vegetali.
Nel 2019 ha pubblicato “Natura & Colore. Nuove Prospettive dell’Arte Tintoria”.

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No Mow May™: perché non tosare i prati a maggio aiuta la biodiversità

In un mondo sempre più attento alla sostenibilità e alla conservazione dell’ambiente, iniziative come il No Mow May™ stanno ottenendo sempre più popolarità e attenzione a livello internazionale. No Mow May™, che letteralmente significa “Maggio senza falciatura”, invita i proprietari di giardini a lasciare l’erba incolta per tutto il mese di maggio. Vediamo insieme perché.

Cos’è il No Mow May™

L’idea alla base di No Mow May™ è semplice: offrire un ecosistema più ricco e variegato che possa supportare una maggiore biodiversità. Durante il mese di maggio, quando la primavera è in pieno sviluppo e la natura si risveglia dopo l’inverno, molti animali e insetti sono alla ricerca di cibo e di habitat adatti alla riproduzione. L’erba alta e le piante spontanee offrono sia nutrimento sia rifugio da predatori e intemperie, creando così un microhabitat essenziale per la sopravvivenza di molte specie. È sufficiente, quindi, interrompere l’uso del tosaerba e lasciare che la natura segua il suo corso nei nostri giardini. Molte persone scoprono che, oltre a favorire la biodiversità, questa pratica può anche ridurre il lavoro di manutenzione del giardino e i costi energetici associati alla falciatura regolare.

Origini di No Mow May™

L’iniziativa No Mow May™ nasce nel Regno Unito, dove è stata promossa per la prima volta dall’organizzazione ambientalista Plantlife. A partire dagli anni ‘30, con la scomparsa del 97% dei prati fioriti, in UK sono andati persi importanti quantitativi di alimenti vitali necessari agli impollinatori, come api e farfalle. Grazie ai social e all’utilizzo di #NoMowMay, l’idea si è diffusa oltre i confini britannici. Per esempio, negli Stati Uniti e in Canada, gruppi locali e comunità hanno sposato l’iniziativa adattandola alle proprie condizioni ambientali e sociali. In Germania la Società Tedesca di Orticoltura invita la popolazione a lasciare che il prato cresca senza restrizioni durante il mese di maggio, poiché le indagini hanno rilevato un aumento fino a dieci volte del numero di fiori ricchi di nettare se la tosatura non è frequente. No Mow May™ ha ricevuto un’accoglienza particolarmente positiva nelle città, dove la perdita di biodiversità è spesso maggiore a causa dell’urbanizzazione intensiva e della predominanza di paesaggi artificiali.

Benefici per la biodiversità

Come già evidenziato, durante il No Mow May™, l’erba più lunga e le piante spontanee non vengono rimosse permettendo la fioritura di molte specie vegetali che normalmente sarebbero tagliate prima di poter fiorire. Queste piante offrono una fonte vitale di nettare e polline per gli impollinatori. Inoltre, l’erba alta fornisce un habitat per insetti, piccoli mammiferi e uccelli, proteggendoli dai predatori poiché ci sono più spazi sicuri per nidificare. La diversità delle piante in un prato non tagliato è spesso superiore rispetto a quella di un prato regolarmente falciato. Questa varietà di piante attrae e sostiene una gamma più ampia di specie animali. Studi hanno dimostrato che aree con maggiore biodiversità vegetale ospitano una più ricca varietà di specie faunistiche, creando un ecosistema più resiliente e autosufficiente.
No Mow May™ non è solo una pratica temporanea che riguarda un mese; piuttosto, rappresenta un cambiamento di paradigma nel modo in cui consideriamo e gestiamo i nostri spazi verdi. Gli impatti di questa iniziativa possono estendersi a lungo termine, influenzando le pratiche ambientali comunitarie e promuovendo un approccio più sostenibile all’orticoltura e alla gestione del paesaggio. Le piante che hanno avuto la possibilità di crescere liberamente e di completare il loro ciclo di vita possono spargere i loro semi, espandendo la diversità vegetale negli anni successivi. Inoltre, gli impollinatori che beneficiano di queste risorse, possono crescere in numero, migliorando la salute complessiva degli ecosistemi locali.
Nonostante i benefici indiscutibili per l’ambiente, No Mow May™ ha anche suscitato critiche. Alcuni sostengono che giardini e prati non falciati possano apparire trascurati o disordinati, in contrasto con le normative locali sull’ordine del territorio o con gli standard comunitari, e che i luoghi con l’erba più alta siano frequentati da animali che l’uomo in genere considera “fastidiosi”.
Da un punto di vista ambientale, è essenziale trovare un equilibrio tra il mantenimento di pratiche ecologicamente sostenibili e le esigenze della comunità. Mentre No Mow May™ promuove la biodiversità, è importante anche considerare e mitigare gli aspetti negativi.
Ridurre la frequenza di taglio dell’erba non solo aiuta la biodiversità, ma contribuisce anche alla riduzione dell’impronta carbonica. Il minor uso di tosaerba a benzina o elettrici, per esempio, diminuisce il consumo di energia e le emissioni di CO2. Inoltre, un prato più naturale richiede meno acqua e fertilizzanti chimici, riducendo ulteriormente l’impatto ambientale e promuovendo pratiche di giardinaggio più sostenibili.

Foto di un giardino incolto a cura dello Staff di Ecothema

Impatti sociali e comunitari

Uno degli impatti più evidenti di No Mow May™ è l’aumento della consapevolezza e dell’educazione ambientale tra i partecipanti e nelle comunità. Questo mese senza falciatura offre l’opportunità di osservare da vicino come un piccolo cambiamento nelle abitudini quotidiane possa avere effetti positivi sugli ecosistemi locali.
No Mow May™ può anche servire come catalizzatore per il dialogo e la collaborazione all’interno delle comunità, promuovendo iniziative di quartiere che possono spaziare dalla condivisione di risorse alla creazione di giardini comunitari biodiversi. Questo consente di rafforzare il senso di comunità e la responsabilità collettiva verso la conservazione dell’ambiente. Quindi la sfida che No Mow May™ presenta non è solo ecologica ma anche culturale, spingendoci a riconsiderare le nostre aspettative su come dovrebbe apparire un giardino e qual è il suo scopo.
Se riuscissimo a trasformare questo mese di astensione dalla falciatura in un’abitudine più regolare, i benefici a lungo termine per la biodiversità globale potrebbero essere davvero notevoli.

Foto di copertina: Alexa da Pixabay

Sitografia:
https://www.plantlife.org.uk/
https://cumbria-in-bloom.org.uk/no-mow-may-how-to-get-ten-times-more-bees-on-your-lockdown-lawn/
https://www.greenme.it/casa-e-giardino/falciare-prato-maggio/
https://www.thegoodintown.it/cose-nomowmay-e-perche-farlo-anche-a-giugno/
https://pacifichorticulture.org/articles/your-urban-backyard-habitat-can-support-biodiversity/

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‘Onde di Storia’ al Museo del Mare di Trieste

Siete pronti a navigare attraverso le onde della storia? Noi di Ecothema, concessionaria dei servizi didattici dei Musei Civici Scientifici di Trieste, siamo felici di presentare la rassegna Onde di Storia, una serie di visite guidate dedicate alla scoperta del Museo del Mare – ala Nord presso il Magazzino 26 in Porto Vecchio. Gli eventi, programmati per aprile e maggio 2024, invitano il pubblico a esplorare il legame intrinseco tra Trieste e il suo mare. Grazie ai numerosi reperti che arricchiscono il museo, si analizzerà come l’evoluzione portuale abbia plasmato la storia e lo sviluppo urbano della città.

Locandina appuntamenti ‘Onde di Storia’

La rassegna prenderà il via domenica 14 aprile, dalle 10.30 alle 12.00, con la visita Trieste e il Porto: evoluzione di una città. Il percorso narrerà la trasformazione del porto triestino, dalle sue origini ai giorni nostri, indagando come il commercio marittimo e le necessità logistiche abbiano modellato il profilo del capoluogo giuliano.

Il secondo appuntamento è fissato per sabato 11 maggio, dalle 10.30 alle 12.00, con La navigazione del passato e del presente. Questa visita guiderà i partecipanti attraverso la storia della navigazione, dalle epoche greco-romane fino all’era moderna, mettendo in luce le evoluzioni tecniche e gli importanti contributi dell’Impero austriaco nel campo marittimo.

La rassegna si concluderà domenica 26 maggio, sempre con orario 10.30-12.00, e si affronterà il tema Compagnie di navigazione. Esplorando l’ascesa di Trieste come nodo marittimo cruciale, il percorso metterà in evidenza come aziende storiche abbiano interpretato e cavalcato le onde di un mercato globalizzato, contribuendo significativamente all’economia locale e alla sua storia.

A guidare i partecipanti in questi avvincenti viaggi storici sarà il giornalista e storico locale Zeno Saracino, che darà vita al nostro patrimonio marittimo con curiosità e aneddoti affascinanti.
Non vi resta quindi che prenotare il vostro posto e immergervi in queste storie marittime indimenticabili. Ci vediamo al Museo del Mare – ala Nord!

Costo visita guidata a cura del concessionario: 8€ adulti, 5€ bambini (dai 6 ai 12 anni compresi), gratuito per i più piccoli. L’ingresso al museo è gratuito per tutti. Per informazioni dettagliate e prenotazioni contattare Ecothema all’indirizzo e-mail: ecothema@gmail.com o al numero telefonico: +39 320 2753277

Testi e immagini a cura dello Staff Ecothema

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Lo strano coccodrillo preistorico del Villaggio del Pescatore

Il quinto e ultimo appuntamento di Dialoghi di Scienza, presso il Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, ha offerto un ennesimo viaggio affascinante nel tempo, focalizzandosi sull’ Acinodonte (Acynodon adriaticus), un coccodrillo preistorico i cui resti sono stati rinvenuti al Villaggio del Pescatore, situato nel Comune di Duino Aurisina, vicino a Trieste. Il geologo Kevin Milocco, relatore dell’incontro, ha illustrato al pubblico le meraviglie di questo sito fossilifero unico.
Il Villaggio del Pescatore, infatti, si è rivelato una miniera di informazioni sul periodo del Cretaceo, mostrando che la biodiversità dell’epoca andava ben oltre i dinosauri – come i famosi Antonio e Bruno conservati nel museo triestino di storia naturale – con una varietà di organismi che offrono spunti per comprendere meglio gli ecosistemi antichi. Tra questi, vi è appunto l’Acynodon adriaticus che si presenta come una specie affascinante, offrendo un punto di vista diverso sulla fauna preistorica europea.
Milocco ha delineato la scoperta e lo studio dell’Acynodon, evidenziando l’unicità di questa specie rispetto ai coccodrilli contemporanei. L’Acinodonte, con le sue dimensioni ridotte e una dentatura peculiare, si distingue per le sue abitudini durofaghe, prediligendo molluschi e crostacei, diversamente dai suoi parenti moderni maggiormente carnivori.

Un momento dell’evento nella Sala Incontri del Museo

Il cenote del Villaggio del Pescatore

Il sito del Villaggio del Pescatore ha fornito non solo ossa ma anche importanti dati geologici e paleoambientali. Milocco ha sottolineato come il luogo sia stato un cenote, ovvero una formazione carsica che ha permesso la conservazione di una ricchezza di fossili unica. Questo ambiente, infatti, collassato e riempito d’acqua milioni di anni fa, ci ha restituito non solo resti di coccodrilli come l’Acinodonte ma anche un quadro dettagliato dell’ecosistema in cui questi organismi dimoravano. Una formazione carsica, quindi, che ha conservato in maniera eccellente i resti degli organismi che vi sono caduti o vi hanno vissuto, creando una capsula del tempo naturale risalente al tardo Cretaceo. Questi studi non solo arricchiscono la comprensione della paleobiodiversità ma aprono anche nuove domande sulla vita di questi organismi. Il lavoro minuzioso di stratigrafia, classificazione e interpretazione permette di aprire una finestra su un mondo perduto, offrendo spunti cruciali per la comprensione dell’evoluzione della vita sulla Terra. L’Acinodonte rappresenta un tassello fondamentale in questo intricato puzzle, simbolo della diversità e complessità della vita milioni di anni fa.

Il geologo Milocco descrive il reperto di Acinodonte conservato al Museo

Un’eredità di conoscenza

L’evento al Museo di Storia Naturale di Trieste ha rappresentato un’importante occasione di condivisione e scoperta, evidenziando come il passato, quando indagato con curiosità e rigore scientifico, continua a offrire spunti inesauribili di conoscenza. La scoperta dell’Acinodonte nel sito del Villaggio del Pescatore ci ricorda quanto sia cruciale preservare e studiare i nostri tesori paleontologici, veri e propri ponti verso epoche remote che ancora hanno molto da raccontare.
Kevin Milocco ha anche sottolineato, al pubblico presente, l’unicità del Museo di Storia Naturale di Trieste, che si distingue per la capacità di esporre reperti paleontologici locali. A differenza di altri musei, che spesso presentano reperti acquistati o ricostruiti, il museo triestino offre reperti non solo autentici ma anche provenienti dal proprio territorio, una rarità in Europa e nel mondo.

Reperto di Acinodonte conservato al museo e sua descrizione

Articolo e immagini a cura dello Staff di Ecothema

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Il Verde e la Scienza

Da alcune settimane, ha preso il via un nostro nuovo progetto dal titolo “Il Verde e la Scienza”. Finanziato dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, intende promuovere l’integrazione della consapevolezza ambientale nell’educazione dei giovani. Con l’obiettivo di rendere accessibili concetti quali la crescita intelligente, sostenibile e solidale, il progetto si rivolge principalmente a studenti, ai quali è essenziale trasmettere tali nozioni fin dalla giovane età.

Il progetto

Il logo del progetto

“Il Verde e la Scienza” segue l’esperienza acquisita nei precedenti progetti “La Scuola in Natura I e II edizione”, realizzati anche loro grazie alle risorse messe a disposizione dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, mantenendo l’approccio di coinvolgimento attivo degli studenti ma arricchendolo con nuove modalità divulgative.
Al centro dell’iniziativa, vi è la realizzazione di percorsi scientifico-botanici dedicati alle piante spontanee e attività educative incentrate sull’importanza degli ecosistemi e sugli impatti umani che li minacciano. L’intento è di promuovere un’integrazione tra ecosistemi naturali e sistemi socioeconomici, sottolineando la rilevanza di un equilibrio per uno sviluppo sostenibile, selezionando piante significative per la salute, la cultura e l’ecologia. Questi spazi diventano così laboratori viventi dove gli studenti possono apprendere direttamente dalla natura.
Ovviamente non siamo soli in questo progetto. In primis, abbiamo la preziosa partnership di due Istituti Comprensivi, l’IC F.U. della Torre di Gradisca d’Isonzo e Farra d’Isonzo, nel territorio goriziano, e l’IC Tiziana Weiss di Trieste, che hanno deciso di coinvolgere i loro studenti e di mettere a disposizione gli spazi verdi delle loro sedi.
Una componente significativa del progetto, infatti, è la trasformazione dei giardini scolastici in orti botanici e luoghi di apprendimento. Inoltre, attraverso laboratori artistici, gli studenti partecipano alla creazione di mattonelle di ceramica che identificano le varie piante e di vasetti realizzati con il tornio per accogliere semi e piccole piante, trasformando così lo spazio in un museo all’aria aperta che permane oltre la durata del progetto. Per la parte artistica, ci avvaliamo della consolidata collaborazione con l’artista Paola Pisani che fa parte dell’Associazione Culturale Gruppo 78 di Trieste e dell’Associazione Arte Contemporanea Franco Europea (AACFE) di Parigi.

Le fasi

“Il Verde e la Scienza” si articola in due fasi principali: la progettazione e realizzazione del percorso botanico, e l’educazione ambientale diretta. L’approccio multisensoriale adottato mira a una conoscenza diretta e profonda della natura, attraverso esperienze che coinvolgono i sensi e stimolano la curiosità e la partecipazione attiva degli studenti.
In più, il progetto estende il suo raggio d’azione alla comunità in generale, attraverso l’organizzazione di eventi interculturali che legano la cultura scientifica a quella umanistica, promuovendo un dialogo intergenerazionale. Questi eventi intendono creare una trasmissione di conoscenze dinamica, dove gli adulti possono imparare dai giovani e viceversa, contribuendo alla costruzione di una comunità più coesa e consapevole delle tematiche ambientali.

Valorizzazione del Territorio

In sintesi, “Il Verde e la Scienza” non solo si propone di migliorare l’educazione ambientale all’interno delle scuole ma anche di influenzare positivamente la comunità nel suo complesso. Promuovendo un approccio più vivibile e sostenibile all’apprendimento e alla vita quotidiana, il progetto ambisce a lasciare un’impronta duratura sullo sviluppo sostenibile, ispirando future generazioni a diventare custodi consapevoli del loro ambiente.

Per informazioni sul progetto o eventuali partnership future potete contattarci via e-mail all’indirizzo ecothema@gmail.com

Nella gallery alcune immagini dell’avvio del progetto a cura dello Staff di Ecothema

Il progetto Il Verde e la Scienza è realizzato con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (Bando Divulgazione Scientifica 2023)