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F.L.O.R.A.: un viaggio condiviso tra natura, cultura e comunità

Ci sono progetti che, una volta conclusi, lasciano tracce che vanno ben oltre le attività realizzate. Non sono solo ricordi, ma semi, reali e virtuali, piantati in tanti luoghi, pronti a germogliare ancora. F.L.O.R.A. è stato esattamente questo: un percorso che ha unito scienza, arte, educazione e comunità, costruendo relazioni e conoscenze che continueranno nel tempo.
Con F.L.O.R.A.  – Fantasia nei Laboratori e negli Orti per il Rispetto dell’Ambiente (progetto sostenuto dalla Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia attraverso un contributo concesso con decreto n.38804/GRFVG del 12 agosto 2024) Ecothema ha scelto di andare oltre il tradizionale concetto di educazione ambientale. Non un semplice progetto scolastico, ma un vero laboratorio vivente, capace di mettere assieme biodiversità, creatività e partecipazione. Le scuole coinvolte – l’Istituto Deledda Fabiani di Trieste e l’Istituto Dante di Gorizia – hanno offerto spazi, energie ed entusiasmo: i giardini scolastici sono diventati aule a cielo aperto, luoghi dove imparare con i sensi, osservare, sperimentare – grazie anche a nuovi strumenti tecnologici- e immaginare il futuro.
Accanto agli studenti, una rete di partner ha contribuito ad arricchire il progetto: l’Associazione Culturale Oannes, l’Associazione Arte Contemporanea Franco Europea, esperti naturalisti, artisti, divulgatori e artigiani. Ognuno ha portato il proprio linguaggio, le proprie competenze e il proprio sguardo, creando un mosaico in cui scienza e arte, storia e futuro, natura e cultura hanno dialogato senza barriere.

Un approccio olistico e inclusivo

F.L.O.R.A. si è distinto per la sua capacità di unire mondi apparentemente lontani. I percorsi botanici, il corridoio ecologico di Muggia, la biblioteca dei semi: tutte azioni concrete di salvaguardia della biodiversità, ma anche strumenti per stimolare curiosità, consapevolezza e partecipazione.
La metodologia didattica applicata è stata pensata per coinvolgere i ragazzi in modo diretto e con un approccio multisensoriale: osservare, toccare, annusare, ascoltare. Imparare la natura vivendola. Alcune attività in lingua slovena hanno reso l’esperienza ancora più inclusiva e internazionale, un piccolo ma importante segno di apertura culturale e di dialogo.
Basilare è stata anche l’integrazione tra arte e scienza. I laboratori creativi hanno permesso di affrontare temi ambientali in modo originale, attraverso gesti artistici e artigianali che hanno reso tangibile il legame tra estetica e sostenibilità. Non meno importante, la scelta di unire attività pratiche e momenti educativi nella stessa giornata: un modo per rendere la didattica esperienziale e profondamente coinvolgente.

Una comunità attiva e curiosa

F.L.O.R.A. non è rimasto confinato tra le mura scolastiche: la cittadinanza ha partecipato a eventi aperti che hanno raccontato la natura da varie prospettive. Dal “Viaggio dei naturalisti intorno al mondo”, ospitato al Civico Museo del Mare di Trieste, al laboratorio “Ce la filiamo” presso il Piccolo Rifugio Domus Lucis di Trieste, ogni incontro è stato occasione di nuove conoscenze e condivisione. In particolare, quest’ ultimo appuntamento che ha visto la partecipazione anche di alcuni ospiti della struttura, ha mostrato come, tra lane e fusi, l’attività artigianale abbia la capacità di diventare linguaggio di comunità.
Il progetto lascia anche in eredità strumenti concreti: un erbario scientifico per gli studenti, una biblioteca dei semi per il futuro, e un corridoio ecologico che continuerà a ospitare e proteggere la vita selvatica. Semi reali e simbolici, che continueranno a crescere e a far crescere.

Una conclusione che è un nuovo inizio

Con la chiusura di F.L.O.R.A. si conclude un altro progetto al quale noi di Ecothema siamo particolarmente legati: un capitolo fatto di esperienze, collaborazioni e nuove visioni, che ci ha insegnato, ancora una volta, come la natura sappia unire persone, idee e generazioni diverse.
Ma questo non è un punto finale: è un punto e a capo. I progetti come F.L.O.R.A. non finiscono davvero, continuano nei ricordi, nelle pratiche quotidiane, nelle scelte di chi ha partecipato. E continuano anche per noi, che nella pausa estiva e di apparente silenzio sui nostri media, abbiamo lavorato con impegno a nuove proposte, che presto annunceremo.
Abbiamo scelto di prenderci alcune settimane di pausa nella comunicazione, non per fermarci, ma per preparare con cura i prossimi passi. Oggi torniamo online per salutare F.L.O.R.A. e per dirvi che siamo pronti a ripartire, con nuove idee, progetti e incontri che porteranno avanti la nostra visione: unire natura, educazione, cultura e comunità in esperienze che parlino al cuore e alla mente.
Ci ritroviamo a breve: il viaggio continua.

#IOSONOFRIULIVENEZIAGIULIA

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Alla scoperta delle origini dell’uomo

Lo scorso mercoledì 29 novembre pomeriggio, al Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, ha avuto inizio il ciclo di appuntamenti “Dialoghi di Scienza” con il primo incontro dal titolo “Alla scoperta delle origini dell’uomo”.

La Sala Incontri del Museo è stata quindi teatro di un viaggio affascinante attraverso il tempo, un’immersione nelle profondità della nostra storia evolutiva. “Cosa sappiamo sull’evoluzione umana e cosa invece non sappiamo?” è la domanda che ha fatto da filo conduttore per il tema portante di questo evento.

Il biologo Marco Paparot, relatore dell’incontro, ha guidato il pubblico attraverso i meandri della paleoantropologia, rendendo comprensibili concetti che spesso rimangono confinati nei testi accademici.

Tra i vari momenti dell’incontro, sicuramente il racconto della storia del famoso Uomo di Piltdown è uno di quelli che ha colpito il pubblico; un esempio eclatante di frode scientifica. Nel Sussex, in Gran Bretagna, tra il 1912 e il 1914, venne annunciato il ritrovamento di presunti resti di un ominide dal cranio grande e dalla mandibola simile a quella di una scimmia. All’epoca venne spacciata come la scoperta dell'”anello mancante” nella storia dell’evoluzione umana. Solo nel 1953, si riuscì a scoprire che si trattava di un inganno poiché il fossile era stato in realtà creato assemblando i resti di un uomo e di un orango.

Un momento dell’incontro

Anche la figura di Lucy, l’Australopithecus afarensis, ritrovata in Etiopia nel novembre del 1974, ha rappresentato un altro punto focale della presentazione. Lucy, con i suoi oltre 3 milioni di anni, continua a essere una delle scoperte più significative, ma non risolutive, per comprendere l’evoluzione umana. La discussione sulle sue ossa e sul significato della sua struttura fisica ha fornito spunti di riflessione sulla nostra posizione eretta e sulla locomozione bipede, caratteristiche distintive della nostra evoluzione. Si tratta di uno dei fossili più completi trovati di un antenato umano, composto da 52 ossa, inclusi arti, mandibola, frammenti del cranio, costole, vertebre e il bacino, che rivelò il sesso femminile del soggetto. Si racconta che il nome “Lucy” fu scelto dai paleoantropologi, ispirati dalla canzone “Lucy in the Sky with Diamonds” dei Beatles, ascoltata frequentemente nel loro accampamento.

La Mandibola di Lonche

Oltre alla ricca presentazione, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di esplorare la sala ominidi, osservando da vicino reperti come la mandibola di Lonche, che non solo parla di millenni di storia, ma che ancora oggi continua a svelare segreti sorprendenti. Scoperta nel 1911 da Giuseppe Müller, direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste dal 1928 al 1945, in una piccola caverna presso Lonche (oggi Loka, in Istria settentrionale, Slovenia), questa mandibola rappresenta un importante legame con il nostro passato evolutivo ed è testimonianza delle sorprendenti capacità mediche dei nostri antenati. La rivelazione della presenza di cera d’api nel canino della mandibola come forma di “otturazione” ha lasciato il pubblico affascinato, mostrando come i nostri antenati fossero molto più avanzati di quanto spesso si tenda a credere.

Dopo questa interessante apertura di ‘Dialoghi di Scienza’, siamo già pronti a immergerci nel prossimo affascinante capitolo. Vi invitiamo quindi a unirvi a noi mercoledì 10 gennaio 2024, dalle 17:30 alle 18:30, per il secondo appuntamento dal titolo ‘Le farfalle tra mare e Carso’, con il giornalista scientifico Eugenio Melotti come relatore.

In questo incontro, ci addentreremo nel colorato mondo delle farfalle, esplorando la loro biodiversità e il ruolo vitale che svolgono negli ecosistemi del mare e del Carso. Eugenio Melotti, con la sua esperienza e passione per la scienza, ci guiderà attraverso le storie uniche e le sfide ambientali che queste creature affrontano.